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Il panorama vitivinicolo delle Langhe con i suoi filari lascia sempre meno spazio al bosco naturale.
Fra le nostre priorità c’è il recupero di aree dimenticate in cui regna la vegetazione spontanea, il suolo non è contaminato da pesticidi di uso agricolo e le piante tartufigene riescono a creare una perfetta simbiosi con la terra e il micelio presente in tutto il terreno.
Una tartufaia naturale è un bosco in cui c’è una presenza più o meno consistente di piante tartufigene che nel corso degli anni hanno creato la perfetta simbiosi con il terreno. Il legame tra la pianta tartufigena e il micelio presente nel terreno è detto micorriza. Questo permette la formazione del corpo fruttifero.
Il progetto nasce dall’acquisizione di un’area di 5 ettari in disuso da 40 anni, al cui interno crescono tutte le specie di tartufo commestibile grazie alla grande varietà di piante, all’estensione in altezza del terreno e alla presenza di pozzi naturali nel sottosuolo.
Da qui l’idea di sfruttare questo spazio per la raccolta del tartufo, seguita poi dall’intenzione di creare una zona dove le specie di pregio e non, possano crescere sempre più numerose attraverso interventi atti alla pulizia del fondo e al mantenimento delle piante stesse.
Storicamente si è capito che sono attuabili molti interventi per permettere una maggiore redditività del terreno e delle piante.
Individuate le aree dove naturalmente crescono le specie coltivabili, si è deciso di agire sul terreno.
La pulizia del fondo e il mantenimento delle piante già presenti sono state la base del nostro lavoro inziale, passando poi all’incremento dell’area produttiva attraverso l’impianto di piante micorrizate.
Ad oggi le specie che raccogliamo attraverso questa tecnica, sono il tuber aestivum vittadini, anche detto tartufo scorzone e il tuber melanosporum vittadini, anche detto nero pregiato o di Norcia.
Le piante impiegate per la coltivazione sono:
• Quercus Cerris, in volgare il Cerro
• Quercus Robur, in volgare quercia Farnia
• Quercus Pubescens, in volgare Roverella
• Corylus Avellana, in volgare Nocciolo